Piante di canapa alla Schiranna
«Ma non serve allo sballo»: prima coltivazione sperimentale in provincia col placet del Ministero
Il lago di Varese non ha acque balneabili ma in compenso, a poche centinaia di metri dal lido della Schiranna, ha la sua piantagione di canapa.
Industriale, si badi bene, perché è questo che fa la differenza delle rigogliose piantine cresciute nel campo, di circa 2mila metri quadrati dove Corrado Pitteri e sua moglie Alida Likar hanno avviato la prima coltivazione sperimentale di Varese e provincia, col placet del ministero.
I due, titolari di un negozio e di un’azienda agricola, hanno deciso di avviare sul terreno di loro proprietà la sperimentazione che spiegano essere completamente legale, ai sensi della legge 242 del 2016, e avviata a titolo di «ricerca, selezione e sviluppo di fenotipi di diverse varietà certificate, sulla base di un protocollo d’intesa siglato tra CIA_Agricoltori, Confagricoltori, produttori e Ministero delle Politiche agricole, per dare certezza alla filiera».
Filiera che viene ormai considerata come quella dell’ ”oro verde” del comparto, dato che sono oltre 4 mila gli ettari di canapa stimati per le semine del 2018 che coinvolgono centinaia di aziende agricole e, solo nell’ultimo triennio, la superficie dedicata in Italia è passata da 950 a quasi 3.000 ettari, registrando un incremento del 200%.
Insomma la canapa industriale rappresenta un’occasione unica per i territori, anche se il rischio è sempre che venga “confusa” con quella ad alto contenuto di “Thc”, il principio attivo che provoca lo “sballo” per intenderci, quella della pianta di marijuana cantata da Bob Marley, simbolo della cultura hippie, largamente utilizzata per importanti scopi medici e terapeutici ma comunque considerata come una droga leggera.
«Quest’anno nel nostro campo abbiamo sperimentato tre varietà di semi- spiega Alida-, per valutare la varietà che si adatta meglio alle condizioni climatiche di Varese. La nostra coltivazione è tesa alla sperimentazione e non alla produzione di massa e ai grandi volumi di raccolto».
La differenza tra queste piante, che possono essere anche acquistate a scopi ornamentali e messe sul balcone di casa in quanto dotate di “passaporto”, e quelle illecite? Che le nostre, prosegue Alida, sono «quasi prive della molecola psicoattiva, o meglio ne contengono in bassissima concentrazione sotto la soglia consentita dello 0,2%, e contengono invece elevate concentrazioni di cannabidiolo (CBD)». Insomma questa canapa “light” è non solo legale, ma può essere anche usata per preparare pasta e riso, tisane, impiegata nella cosmetica, per gli sportivi a scopo antidolorifico e rilassante e persino in ambito veterinario. Una differenza che va chiarita dato che i proprietari, dalla semina avvenuta a metà aprile al raccolto operato di recente, sono stati costretti a dormire in camper nei pressi del campo, attrezzato con telecamere, per evitare i non rari tentativi di furto.
Monica Toso
fonte: http://www.prealpina.it/pages/alla-schiranna-si-coltiva-canapa-177609.html
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